Lettera del Presidente

Nonostante l’abbondanza e la bontà della cucina romana, credo di essere rientrato a casa dal nostro Congresso Nazionale pesando due chili di meno.

Scherzi a parte, non ho mai vissuto tanta tensione a causa di un evento congressuale e, se è vero che sono il presidente dell’Auro e quest’anno abbiamo compiuto 21 anni, è altrettanto innegabile che ero teso ed emozionato come avessi dovuto dare l’esame di maturità.

Non serve sottolineare che stiamo vivendo un momento economico molto delicato e ciò si ripercuote sulla nostra quotidianità professionale oltre che sulle iniziative scientifico-culturali.

L’aver saputo dalla nostra segreteria che i partecipanti sarebbero stati un quarto di meno dello scorso anno e che gli stand delle aziende sponsor, ridotti a quanto è poi stato sotto gli occhi di tutti, vi confesso, mi ha tolto molta serenità.

Questo ha fatto sì che, varie volte, sia corso da un’aula all’altra per verificare che il livello, sia in termini numerici che di qualità del prodotto scientifico, si attestasse sugli standard della nostra tradizione.

Ho trovato i primi corsi del mattino pieni di gente con livelli di esposizione francamente elevati in analogia alla partecipazione della platea che non si è certo tirata indietro dall’ animare una discussione tutt’altro che formale.

Il giorno successivo non mi sono certo rilassato quando, con una certa ragione, più di un collega si è “lamentato” della sovrapposizione di due sedute molto interessanti quali quella che esponeva la nostra situazione legale-assicurativa, che pochi confronti ha con la concorrenza, e la parallela riunione semiplenaria, con la emozionante presenza fisica dei due cani e dei loro istruttori.

Non vi è dubbio che i soldati accompagnati dai loro fenomenali animali, siano stati un motivo di curiosità ma questa si è presto trasformata in franco stupore quando si sono appresi i livelli di sensibilità e specificità diagnostica offerta dai due pastori tedeschi nell’individuare, con il fiuto delle urine, un soggetto affetto da cancro di prostata.

Un breve cenno merita la presentazione, moderata dalla giornalista del Corriere delle Sera, Margherita de Bac, sul ruolo dell’urologia territoriale che, in analogia a quanto già avviene in altri Paesi , sono certo troverà uno spazio importante nella gestione dei pazienti. In era web infatti lo scambio di informazioni tra specialista ospedaliero e territoriale è così facile che il futuro di un progetto del genere è legato solo al privilegio che verrà dato alla assistenza dei nostri malati prima che alla difesa di antiquati e non etici interessi di casta.

Ho avuto l’onore di moderare, in seduta plenaria, in collaborazione con l’EAU, la tavola rotonda sulla problematica dei margini chirurgici dopo prostatectomia radicale.

Sono orgoglioso di affermare, senza tema di smentita, perché ho ricevuto decine di commenti entusiasti, che finalmente si è fatta un po’ di luce su un tema ancora, troppo spesso, equivoco. Grazie alla caratura scientifica dei partecipanti ma, soprattutto, al rigore metodologico ed alla onestà intellettuale con la quale la problematica è stata presentata, è stato un piacere sentir sostenere le stesse cose da un urologo e da un radioterapista.

Altro tema caldo è stato l’uso del robot nella chirurgia renale e, financo un dichiarato critico dell’uso ubiquitario di tale costosa tecnologia, non poteva che essere d’accordo, sperimentandolo abitualmente di persona, sulla incomparabile differenza di invasività che esiste tra un accesso lombotomico ed uno robotico nella chirurgia conservativa delle neoplasie renali.

Personalmente ho trovato molto interessante ed esaustiva la presentazione dei valori e limiti degli attuali marcatori per la diagnosi precoce del cancro della prostata ma, soprattutto il poter disporre di dati certi su come stanno oggi le cose, nel nostro Paese, in merito a prevalenza e mortalità della malattia. Altrettanto dicasi per le scelte terapeutiche che vengono effettuate in base ad età, stadio, grado ecc.. e che sono una fotografia della realtà italiana di fronte a tale patologia, indipendentemente da quanto asserito da Tizio o Caio in questo o quel contesto scientifico.

Un’ultima nota merita la neoplasia vescicale che ha trovato un duplice ampio spazio. Il primo in un corso ove si è discusso di tutte le ultime novità relative alle forme superficiali, dalla resezione “en bloc” alla sorveglianza attiva; il secondo, in collaborazione con la SIUrO, in una seduta semiplenaria, dove è stata messa in luce la problematica della chemioterapia neoadiuvante per le forme infiltranti che, indipendentemente dalle linee guida, anche nei casi eleggibili, troppo spesso viene lasciata alla completa discrezione dell’urologo senza che il paziente sia nemmeno informato in merito a tale opzione.

Passando ad alcuni dettagli organizzativi, mi auguro che, dopo lo scivolone dello scorso anno, ogni partecipante, come me, abbia gradito la cena sociale.

Per concludere, mi sento di affermare che, anche in tempi di spending review, se ci sono i presupposti culturali e la determinazione scientifico organizzativa oltre che l’entusiasmo dei partecipanti, è possibile realizzare un congresso che ritengo di poter definire di ottimo livello.

Ieri sera Paolo Puppo mi ha mandato il seguente messaggio: ”direi che non dobbiamo invidiare nulla a nessuno”. Ho risposto che ero d’accordo ed ero veramente contento.

Spero lo siate, almeno un poco, anche tutti voi.

 

Pierpaolo Graziotti

Giovanni Muto